MLO Selargius : Seconda Domenica di Pasqua
Tema del mese di aprile : Parla di come vivi la presenza di Dio…
 La solennità di Pasqua ci immerge nel cuore del cristianesimo, nella pienezza della vita nuova. E la liturgia, per sottolineare questa pienezza, ci fa vivere le 7 settimane di Pasqua come un solo giorno di festa che culmina a Pentecoste con l’unzione dello Spirito Santo. E’ un tempo straordinario ritmato dal canto dell’Alleluia e dal quotidiano ascolto degli Atti degli Apostoli e del Vangelo di Giovanni. «I Vangeli – scriveva Origene – sono il compimento di tutta la Bibbia, e il Vangelo di Giovanni è il compimento dei Vangeli. Nessuno può afferrarne il senso, se non ha riposato sul petto di Gesù». Ed è da qui che muove la liturgia per educarci alla relazione di intimità con Gesù e, attraverso Lui, alla relazione filiale con Dio Padre in un solo Spirito: un’intimità che dalla comunità ecclesiale si propaga fino all’amore-servizio verso ogni uomo e ogni donna. I Padri della Chiesa curavano molto il Tempo di Pasqua: era (ed è!) il tempo della mistagogia, ossia dell’educazione all’esercizio dei doni ricevuti nel battesimo. A che serve, infatti, battezzare, se il battesimo è la conclusione di un cammino anziché l’inizio di una vita nuova? Come pure a che serve la prima comunione, se quella diventa l’ultima? Pasqua, dunque, è tempo di formazione: il più del cristianesimo è sempre da scoprire e, soprattutto, da vivere. Ma può avvenire questo senza la gioiosa partecipazione all’Eucarestia domenicale, vera scuola di vita santa?
La solennità di Pasqua ci immerge nel cuore del cristianesimo, nella pienezza della vita nuova. E la liturgia, per sottolineare questa pienezza, ci fa vivere le 7 settimane di Pasqua come un solo giorno di festa che culmina a Pentecoste con l’unzione dello Spirito Santo. E’ un tempo straordinario ritmato dal canto dell’Alleluia e dal quotidiano ascolto degli Atti degli Apostoli e del Vangelo di Giovanni. «I Vangeli – scriveva Origene – sono il compimento di tutta la Bibbia, e il Vangelo di Giovanni è il compimento dei Vangeli. Nessuno può afferrarne il senso, se non ha riposato sul petto di Gesù». Ed è da qui che muove la liturgia per educarci alla relazione di intimità con Gesù e, attraverso Lui, alla relazione filiale con Dio Padre in un solo Spirito: un’intimità che dalla comunità ecclesiale si propaga fino all’amore-servizio verso ogni uomo e ogni donna. I Padri della Chiesa curavano molto il Tempo di Pasqua: era (ed è!) il tempo della mistagogia, ossia dell’educazione all’esercizio dei doni ricevuti nel battesimo. A che serve, infatti, battezzare, se il battesimo è la conclusione di un cammino anziché l’inizio di una vita nuova? Come pure a che serve la prima comunione, se quella diventa l’ultima? Pasqua, dunque, è tempo di formazione: il più del cristianesimo è sempre da scoprire e, soprattutto, da vivere. Ma può avvenire questo senza la gioiosa partecipazione all’Eucarestia domenicale, vera scuola di vita santa?
Ed eccoci alla 2a Domenica di Pasqua, segnata dalla presenza del Risorto e dal cammino problematico di Tommaso. In genere la fragilità della fede di Tommaso incuriosisce di più rispetto alla capacità di Gesù di forzare le nostre resistenze. Prestiamo attenzione alla pedagogia del Risorto protesa a far sì che il discepolo prenda la fede per quella che è: una grazia e non una conquista, un dono da accogliere-custodire e non una certezza da esibire. Essa sprigiona tutta la sua forza non sul versante dei ragionamenti, quanto piuttosto su quello concreto della vita. Secondo gli Atti degli Apostoli è il modo di vivere dei discepoli che offre al mondo uno spettacolo inedito, stupefacente: ci si può amare, perché siamo amati da Dio! La vita fraterna è una rivelazione vera e propria, prova eloquente della risurrezione di Gesù. Di cosa hanno bisogno oggi le nostre comunità per essere segno eloquente (rivelazione) della risurrezione di Gesù?